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Immagine del redattoreFabio Magnani / Financial Advisor

Facciamoci contagiare



Facciamoci contagiare dall’entusiasmo e dalla positività che gira intorno al Bel Paese; veniamo da meno di 2 mesi da Wembley, poi il salto in alto, la staffetta ed i 100 metri a Tokyo ai primi di agosto, in questi giorni Europei di pallavolo femminile e tris unico di nuovo Tokyo (oro, argento e bronzo – ragazze splendide) ci fanno sentire bene, danno fiducia e voglia di guardare al futuro con un sano positivo realismo.


Si percepisce un vento piacevole che ci può dare la spinta per uscire da anni difficili.


Il PNRR lo abbiamo già detto è una grande opportunità, da sfruttare bene, intanto le sensazioni positive iniziano a concretizzarsi in alcuni report usciti di recente. «E’ in atto una ripresa intensa, dopo il secondo trimestre il Pil acquisito già del 4,7% e il terzo trimestre sta andando bene: l’ufficio pubblico del bilancio ha previsto una crescita del 5,8% ma non possiamo escludere che la crescita sia anche superiore», afferma chiudendo il Workshop Ambrosetti il ministro dell’economia Daniele Franco.


Nel 1995 la crescita del Pil italiano era superiore alla media europea, ora ricorda il ministro Franco è «inferiore di circa 10 punti, un cambiamento enorme. Quindi dobbiamo cambiare passo». E il Pnrr può essere uno strumento per farci uscire da questa situazione». Per il ministro però «il piano nazionale non basta, dobbiamo usare tutti gli strumenti a nostra disposizione, pensare a un orizzonte più lungo». E per riuscire a mantenere una traiettoria di crescita nel medio lungo bisogna agire su tre fattori: occupazione, dotazione di capitale fisico e umano e produttività. «Noi dobbiamo operare su tutte e tre le dimensioni insieme», afferma.


L’Ocse stima per l’Italia una crescita del 5,9% nel 2021, dopo «la contrazione dell'8,9% nel 2020, una delle più significative rilevate tra i Paesi» dell'area. «Si prevede che l’economia recuperi i livelli del 2019 entro la prima metà del 2022», dopo una crescita per quest’anno stimata al 5,9%. «Il debito pubblico salirà quasi al 160% del Pil nel 2021».


Non tutto va nella maniera migliore, certo lo sappiamo, sono lievitati – se non esplosi – i costi delle materie prime, i trasporti, l’inarrestabile Covid con le sue varianti, ci sono comunque segnali precisi di ripresa.


Cosa fare a questo punto?

Crederci.


Riprendere ad investire. L’Italia non investe abbastanza. Nel 2019 i nostri investimenti pubblici e privati erano del 18% contro media della zona euro di oltre il 22%. Bisogna spingere su questo fronte, ad esempio con l’industria 4.0. Qualche segnale si vede già: «Per quest’anno è previsto un aumento degli investimenti complessivi pubblici e privati del 15%, arriveranno al 20% in percentuale sul Pil». Grazie ai fondi Ue e al piano italiano, gli investimenti pubblici dovrebbero raddoppiare nei prossimi 5 o 6 anni. Ma «deve aumentare anche la parte privata», dice Franco segnalando che il risparmio privato è fondamentale.


Poi crescere in termini dimensionali e di visione strategica, anche attraverso aggregazioni, reti o altro. Le imprese che operano all'interno di filiere sono più innovative, più aperte ai mercati stranieri e più ottimiste sul futuro di quelle che lavorano in maniera isolata. Il 41% di queste imprese prevede di recuperare i livelli produttivi pre-COVID già entro quest'anno, contro il 36% delle altre aziende. Una quota che sale al 45% per le imprese in filiera che hanno investito nelle tecnologie 4.0 contro il 35% delle altre digitalizzate.


Innovazione ed export sono tra le leve strategiche su cui puntano per stare sul mercato. Il 62% delle imprese che lavorano insieme ha fatto investimenti per innovare (contro il 38% delle altre) e il 22% esporta, con punte che arrivano al 30% nelle filiere 4.0 (contro il 24% delle altre digitalizzate). La collaborazione tra imprese che hanno attività interconnesse lungo tutta la catena del valore - dalla creazione sino alla distribuzione- di un bene o servizio - si rileva quindi un importante fattore di competitività per gli imprenditori, soprattutto se abbracciano il digitale avanzato.


I segnali sono chiari, ora facciamoci contagiare.


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